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Lotta alla corruzione: proattività e collaborazione le chiavi dell’AIFA - Lotta alla corruzione: proattività e collaborazione le chiavi dell’AIFA

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Lotta alla corruzione: proattività e collaborazione le chiavi dell’AIFA

Quello della corruzione è un fenomeno che merita particolare attenzione da parte di tutti gli Stati Membri e che continua ad essere largamente diffuso a livello europeo, con differenze significative tra un Paese e l’altro nelle politiche di prevenzione e dei contesti in cui maggiormente si manifesta. E’ quanto si evince dalla Relazione al Consiglio e al Parlamento Europeo sulla lotta alla corruzione pubblicata dalla Commissione Europea lo scorso 3 febbraio. Un documento accurato, arricchito da focus nazionali per ogni singolo Stato e corredato da dati sulla percezione della corruzione espressa dai cittadini europei in un sondaggio curato da Eurobarometro. Due su tre di loro e ben l’88% di quelli italiani, dicono i risultati dell’indagine, ritengono che la corruzione e le raccomandazioni siano spesso il modo più facile per accedere a una serie di servizi pubblici.

Questo il quadro di riferimento e lo scenario più generale che raccontano di un percorso appena iniziato da parte delle Istituzioni nella lotta ad un malcostume che in un solo anno, si legge sempre nella Relazione, genera un danno all’intera economia europea di 120 miliardi di euro. Nel caso dell’Italia, nonostante i passi avanti compiuti con l’introduzione della nuova “Legge sulla prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella Pubblica Amministrazione” (190/2012), appaiono ancora necessari alcun interventi, soprattutto per far sì che l’approccio al fenomeno non sia meramente di tipo repressivo ma piuttosto proattivo, in un cambiamento dei comportamenti motivato dai valori dell”accountability”, del senso di responsabilità e della trasparenza dell’agire.

Gli stessi su cui l’AIFA basa il suo operato e che proietta quindi anche nell’impegno a recepire le disposizioni in materia di anticorruzione. “Si può dire che in questo l’Agenzia abbia agito da “apripista” – è il commento di Domenico Di Giorgio, Responsabile della prevenzione della corruzione dell’AIFA. “Siamo state una delle poche amministrazioni ad aver rispettato la prima scadenza originaria dettata dalla CIVIT [ndr: la Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche che lo scorso novembre è divenuta ANAC - Autorità Nazionale AntiCorruzione] per la pubblicazione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione: la prima stesura è infatti del gennaio 2013, prima ancora che fossero definiti tutti i criteri di redazione che sono stati rilasciati solo alla fine dello scorso anno. All’inizio di quest’anno abbiamo quindi rivisto il Piano per il periodo 2014-2016 alla luce di quelle che erano le nuove disposizioni, ma partendo da analisi già fatte per tempo”.

Il Piano Triennale rappresenta lo strumento attraverso il quale l’amministrazione razionalizza e descrive la strategia di prevenzione della corruzione e le misure concrete da porre in essere, unitamente al loro monitoraggio. Quello di AIFA prevede attività che si concentrano in particolar modo sulla cooperazione interna e sulla sensibilizzazione dei dipendenti, attraverso progetti di formazione continua volti a fornire un'adeguata conoscenza della normativa anticorruzione, nonché indicazioni per riconoscere e gestire i segnali di allarme. Per il personale di Uffici esposti a livelli di rischio critici o alti sono inoltre previsti programmi di formazione specifici integrativi.

E’ in via di formalizzazione la costituzione di un gruppo di lavoro trasversale agli Uffici, perché “è fondamentale – continua Di Giorgio - che l’anticorruzione diventi uno strumento di lavoro condiviso e che gli strumenti che verranno messi a punto provengano dai diversi Uffici dell’Agenzia e vengano applicati in maniera coerente nell’attività lavorativa quotidiana. Cercheremo di metter a fattor comune le buone pratiche e di far sì che l’anticorruzione, che è un impegno di grande responsabilità, sia un processo il più possibile snello e non un aggravio di lavoro, tramite l’impegno all’ottimizzazione delle risorse. Per far questo è importante insistere anche su una adeguata e continua formazione del personale, affinché il concetto di lotta alla corruzione sia recepito e quindi messo in pratica con un atteggiamento proattivo e con l’imposizione di modelli condivisi secondo il principio della moral suasion”.

Un approccio costruttivo, insomma, perché dalla “degenerazione” che implica la corruzione – come esprime il significato stesso del termine – si passi alla generazione di azioni positive, grazie al “buon esempio” quotidiano di un agire morale improntato all’ottica del servizio.

Per approfondimenti, leggi l’Allegato sull’Italia della Relazione al Consiglio e al Parlamento Europeo sulla lotta alla corruzione


Pubblicato il: 20 febbraio 2014

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