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Antibiotico-resistenza: un rischio globale che richiede strategie condivise - Antibiotico-resistenza: un rischio globale che richiede strategie condivise

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Antibiotico-resistenza: un rischio globale che richiede strategie condivise

Il pericolo per la salute umana rappresentato dall’antibiotico-resistenza è molto più preoccupante del crac finanziario del 20081 è questa la tesi sostenuta da Jim O’Neill, economista, ex Presidente di Goldman Sachs, attuale ministro inglese del Commercio, incaricato dal governo britannico di analizzare il problema dell’antibiotico resistenza e di proporre soluzioni attuabili su scala globale.

Come appena riportato anche dall’ultimo numero del settimanale The Economist, la Review on Antimicrobial Resistance guidata da Lord O’Neill ha stimato che nel mondo, nel 2050, le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti all’anno, superando ampiamente i decessi per tumore (8,2 milioni), diabete (1,5 milioni) o incidenti stradali (1,2 milioni) con una previsione di costi che supera i 100 trilioni di dollari.

Gli antibiotici sono uno strumento essenziale per contrastare diversi tipi di infezione, basti pensare che le operazioni chirurgiche, semplici o complesse, non potrebbero essere eseguite senza l’ausilio di questi farmaci. Per questo motivo, un utilizzo eccessivo e inappropriato, che facilita lo sviluppo di batteri “resistenti” ne  limita l’efficacia, dando vita a una delle più gravi minacce alla salute pubblica che le Istituzioni sono chiamate a fronteggiare.

In Europa si verificano annualmente 4 milioni di infezioni da germi antibiotico-resistenti che causano oltre 37 mila decessi 2 e sono responsabili di un significativo assorbimento di risorse (sanitarie e non) che ammontano a circa 1,5 miliardi di euro l’anno 3; negli Stati Uniti sono 2 milioni i soggetti colpiti da un’infezione resistente agli antibiotici con circa 50 mila morti e una spesa che supera i 20 milioni di euro 4.

In Italia la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate in Europa e risulta, nella maggior parte dei casi, al di sopra della media europea. Nel nostro Paese ogni anno, dal 7 al 10 per cento dei pazienti va incontro a un’infezione batterica multiresistente con migliaia di decessi. Le infezioni correlate all’assistenza colpiscono ogni anno circa 284.100 pazienti causando circa 4.500-7.000 decessi.

Come AIFA ha sottolineato più volte, l’antibiotico-resistenza è un fenomeno che necessita oramai di un cambiamento culturale a cui tutti sono chiamati, medici e pazienti, per riconoscere il valore fondamentale di queste importanti risorse terapeutiche, che hanno determinato un impatto importante, a partire dal Secondo Dopoguerra, in termini di qualità e durata della vita media. Non si tratta più di minacce lontane e apocalittiche: l'antibiotico-resistenza è reale, in costante aumento e mette a repentaglio decenni di scoperte scientifiche e, cosa ancor più grave, la nostra salute.

A livello internazionale il consensus della comunità scientifica individua due linee principali su cui muoversi: la prima è un cambiamento culturale immediato e profondo nella popolazione e nella comunità medica che porti a un impiego realmente appropriato degli antibiotici in modo da ridurne l’abuso e prolungarne il più possibile la vita.

La seconda è una strategia di lungo periodo che punti alla promozione di incentivi all’introduzione di terapie innovative in grado di far fronte ai ceppi resistenti. Un buon esempio viene dagli Stati Uniti dove il Governo Obama ha esteso l’utilizzo dei fondi destinati al bioterrorismo allo sviluppo di antibiotici attivi contro i microrganismi con elevata resistenza, allocando per il solo 2016 circa 1,2 miliardi di dollari 5. Nel contempo, l’IDSA - Infectious Diseases Society of America - ha lanciato l’iniziativa “10 x 20” allo scopo di creare 10 antibiotici avanzati entro il 2020; al momento, 7 farmaci sono in sperimentazione.    

Tra le diverse soluzioni che vengono individuate dalla Review on AMR inglese, O’ Neill raccomanda l’istituzione di un Global Innovation Fund da due miliardi di dollari per finanziare la ricerca in fase iniziale e l’introduzione del sistema ‟pay or play”, che comporta degli oneri finanziari aggiuntivi per quelle aziende che decidono di non investire in ricerca e sviluppo di nuovi antibiotici. Per le aziende che decidono di ‟giocare”, invece, O’ Neill ha previsto una ‟ricompensa” di 1/1,5 miliardi di dollari per qualsiasi nuovo farmaco antimicrobico portato con successo sul mercato.

Inoltre, l’economista britannico incoraggia i governi a promuovere incentivi finanziari per lo sviluppo di nuovi test diagnostici che possano evitare la somministrazione inutile di antibiotici. Se i medici potessero confermare istantaneamente se un'infezione è di tipo virale o batterica, molte prescrizioni inappropriate potrebbero essere evitate. Così come lo sviluppo di strumenti atti a favorire l’individuazione degli antibiotici più adatti a eradicare un'infezione riuscirebbe a limitare la comparsa di ceppi resistenti.

All’interno del Report viene sottolineata anche l’importanza dei vaccini.  L’utilizzo dei vaccini, infatti, ridurrebbe la necessità di utilizzare antibiotici, ed aiuterebbe a combattere l’aumento delle infezioni da batteri resistenti ai farmaci. I vaccini possono combattere la resistenza ai farmaci perché riducono i casi di infezione e la necessità di ricorrere ad antibiotici. Per esempio i vaccini che proteggono dal batterio che causa la polmonite, lo Streptococcus pneumonia (che uccide più di 80.0000 bambini ogni anno) dovrebbero essere somministrati in tutto il mondo. “Una copertura universale con un vaccino coniugato antipenumococco, che è già utilizzato in diverse parti del mondo, potrebbe prevenire largamente le 800.000 morti annuali di bambini sotto i 5 anni causate dallo Streptococcus pneumonia – sostiene O’Neill – e potrebbe anche prevenire oltre 11 milioni di giorni di utilizzo di antibiotici in questi bambini, riducendo la probabilità che si sviluppi una resistenza”.

Il problema della resistenza antimicrobica non ha un'unica soluzione pertanto deve essere combattuta su diversi fronti, è necessario uno sforzo congiunto da parte delle istituzioni a livello internazionale che richiede non solo politiche volte a favorire allo sviluppo di nuovi farmaci ma soprattutto un’intensa attività di sensibilizzazione rivolta alla popolazione e l’impegno degli operatori sanitari perché si diffonda e consolidi una gestione responsabile delle prescrizioni antibiotiche.

L’AIFA è impegnata sin dal 2008 nella promozione di un uso corretto degli antibiotici attraverso campagne di comunicazione capillari e dedicate, incoraggiando i pazienti a non assumere questa classe di farmaci per curare l’influenza, infezioni virali o raffreddori non di origine batterica, ma di ricorrere agli antibiotici solo quando necessario e dietro prescrizione del medico, seguendo scrupolosamente dosi e tempi della terapia per non inficiarne gli effetti.

Usare bene gli antibiotici è una responsabilità del singolo nei confronti della propria salute per avere sempre a disposizione farmaci efficaci per la propria patologia ed è inoltre una responsabilità collettiva, poiché favorire lo sviluppo di resistenze mette seriamente a rischio la salute della collettività.

Mario Melazzini - Luca Pani



1. The Review On Antimicrobial Resistance Chaired By Jim O’Neill - May 2016
2. ECDC – European Centre for Disease Prevention and Control
3. WHO – World Health Organization
4. The Review On Antimicrobial Resistance Chaired By Jim O’Neill - May 2016
5. National Action Plan For Combating Antibiotic Resistant Bacteria


Pubblicato il: 24 maggio 2016

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