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Aumentare l’efficienza nel reclutamento dei partecipanti agli studi clinici: l’utilità dei database di pazienti - Aumentare l’efficienza nel reclutamento dei partecipanti agli studi clinici: l’utilità dei database di pazienti

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Aumentare l’efficienza nel reclutamento dei partecipanti agli studi clinici: l’utilità dei database di pazienti

Il nuovo Regolamento europeo sugli studi clinici andrà a regime entro il 2016. Occorre quindi prepararsi, semplificando e armonizzando le procedure e condividendo dati e conoscenze, sia a livello nazionale che comunitario. La competizione nell'ambito della ricerca e della sperimentazione clinica si gioca sullo scenario internazionale, e solo chi possiede un quadro normativo e amministrativo efficiente e snello e database funzionali di dati validati, integrati e aggiornati può godere di un vantaggio competitivo importante per attrarre nuovi investimenti.

L’Italia può far valere diversi punti di forza: gli elevati investimenti (oltre 100 miliardi l'anno per moltissimi anni) nel Servizio Sanitario Nazionale; un punto-contatto tra medico e paziente molto capillare e forse unico al mondo; un contributo attivo di medici, pazienti e accademia alla scienza regolatoria. Queste caratteristiche, se accompagnate da una adeguata semplificazione normativa, potrebbero fare del nostro Paese un sito attrattivo e di eccellenza per le sperimentazioni cliniche di fase 2 e 3. L’Italia ha anche un'industria farmaceutica che si conferma tra le principali colonne del Made in Italy, è uno dei più importanti Paesi produttori ed esportatori ed è terza in Europa e quinta nel mondo per numero di addetti. È un immenso valore da non disperdere.

L’AIFA ha appena rilasciato il nuovo sistema dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione clinica, che consentirà di gestire con modalità esclusivamente telematiche gli studi clinici sui medicinali, e sta contribuendo, insieme agli altri stakeholder, al confronto europeo per l’implementazione della nuova normativa.

Un’esigenza condivisa è quella di accelerare l'avvio degli studi clinici, poiché i tempi lunghi rischiano di scoraggiare i promotori e distrarre altrove gli investimenti in R&S. In questo senso, sarebbe auspicabile poter contare su una timeline unica e più breve e su procedure flessibili ed efficienti per evitare ritardi amministrativi, senza compromettere ovviamente la sicurezza o la salute pubblica. In un trial clinico, infatti, i diritti, la dignità e il benessere dei partecipanti devono essere protetti e i loro interessi avere sempre la priorità.

Uno dei principali ostacoli all'avvio rapido di uno studio clinico è la difficoltà di reclutamento dei partecipanti. Il ricorso a grandi database di pazienti può rappresentare un valido strumento per l’identificazione dei soggetti che potrebbero essere arruolati. Oggi più che mai, possedere e condividere banche dati strutturate e integrate rappresenta un vantaggio non indifferente. L’AIFA lo ha compreso da tempo, come dimostra l’investimento sui Registri di Monitoraggio di nuova concezione, database dinamici che collezionano dati epidemiologici certificati e validati provenienti direttamente dalla pratica clinica.

Delle migliori pratiche e opportunità per l'integrazione e l’impiego dei dati dei pazienti si è discusso, tra l’altro, nel corso del meeting “Better Science, Better Health: New Trial Pathways and Better Patient Data” che si è tenuto a Londra il 20 ottobre scorso.

In particolare, sono stati presentati dati significativi sui tempi medi delle sperimentazioni di fase IP, II e III tra il 2005 e il 2009 e sull'impatto generato in termini di costi anche alla luce delle probabilità di insuccesso che, specie per alcune ATC di farmaci, sono molto elevate.

Tra il 2005 e il 2009 - secondo i dati forniti da Vital Transformation - il tempo di reclutamento totale è aumentato di sei mesi (con un aumento stimato di 1 mese per le fasi I, 3,3 mesi per le fasi II e 2,2 mesi per le fasi III). A incidere massicciamente sono proprio i tempi per l’arruolamento dei pazienti (+15,1% nelle fasi I, +28,8% nelle fasi II, +19,3% nelle fasi III) e, in minor misura, le start up, specie per le fasi I (+17,8%) e II (+8,9%); si sono invece progressivamente ridotti i tempi di clean-up dei dati, specie nelle fasi II (-25,8%) e III (-15,4%), di stesura dei rapporti analitici (-27,2% nelle fasi I e -14,3% nelle fasi II) e la durata complessiva degli studi (escluso il periodo di trattamento) nelle fasi I (-2,4%) e II (-20,9%). Quest’ultimo dato risulta invece in aumento nelle fasi III (+5,1%).
L’arruolamento dei pazienti occupa circa il 30% (circa 30 mesi) del tempo totale di uno studio clinico, persino più del tempo effettivo impiegato per la sua conduzione.

Complessivamente, i Cardiovascolari, gli Antitumorali e i farmaci per il Sistema Nervoso Centrale richiedono tempi più lunghi della media per gli studi clinici (da più di 9 a più di 10 anni) e le nuove molecole biologiche più tempo delle nuove entità chimiche.

Considerato che i tassi di fallimento delle nuove entità molecolari (NME) nei disturbi cardiovascolari, oncologici e neurologici superano il 93%, questi fallimenti hanno bisogno di essere 'ripagati' da successi futuri. Il costo di finanziamento di questi investimenti nel successo futuro - secondo Vital Transformation - è l’11% (il costo standard del 'capitale di investimento' per l'industria). Ciò significa che il costo finanziario di tali fallimenti raddoppia all'incirca ogni 6,5 anni.

Il rischio di fallimento - secondo i calcoli presentati in questo studio - accresce il costo di sviluppo di un farmaco commercializzato da circa 215 milioni di dollari a 0,9-2,5 miliardi di dollari. I farmaci con minore probabilità di successo sono quelli del Sistema Nervoso Centrale: solo 5 molecole su 100 superano la fase I. Di queste, solo 9 su 100 hanno la probabilità di superare la fase II, e solo un terzo di quelle che accedono alla fase III vengono poi approvate. Ciò si traduce in un costo di 2.300 milioni di dollari. Probabilità di successo lievemente maggiori hanno i farmaci per il cancro (17% in fase I, 26% in fase II e 62% in fase III), con un costo di 911 milioni di dollari, e i cardiovascolari (13% in fase I, 24% in fase II e 74% in fase III).

Il rischio di fallimento accresce anche il costo totale del reclutamento da 21 milioni di dollari a 90-240 milioni di dollari. Lo studio ha verificato l'impatto potenziale dei database nazionali/istituzionali dei pazienti, selezionando tre studi clinici dal sito clinicaltrials.gov e testandoli nei database CPRD/MRHA e UPenn (Oracle). I criteri di inclusione/esclusione sono stati interrogati rispetto ai dati anonimi dei pazienti e l'impatto potenziale è stato calcolato a fronte dei costi e dei tempi derivati.

Sulla base dei dati finora disponibili, interrogando il database CPRD – TrialViz (UK, 5 milioni di pazienti) per pazienti con malattie cardiovascolari e Alzheimer, secondo i criteri di inclusione/esclusione previsti dagli studi clinici selezionali, sono stati identificati rispettivamente 136.400 e 1.343 pazienti per una quota realistica di arruolamento (Acceptance Ratio=10% nel primo caso e 60% nel secondo) di 13.640 e 806 pazienti, in entrambi i casi ben superiore al numero di partecipanti necessario per la realizzazione dello studio clinico (632 e 249).

Secondo l'elaborazione proposta, il database di pazienti consentirebbe un risparmio di tempo per il reclutamento dai 5 ai 9 mesi per trial e un risparmio economico di 67 milioni di dollari per farmaco cardiovascolare sul mercato. Il tempo risparmiato con TrialViz sarebbe complessivamente di 22 mesi (5 per la fase I, 8 per la fase II e 9 per la fase III), con un risparmio in costi di ricerca e sviluppo per farmaco commercializzato pari a 117 milioni di dollari.

Allo stesso modo, il database consentirebbe un risparmio di 172 milioni di dollari per farmaco per l'Alzheimer sul mercato, con un risparmio in costi di ricerca e sviluppo per farmaco commercializzato pari a 298 milioni di dollari.

I dati presentati dimostrano quanto sia importante poter contare, anche ai fini della ricerca clinica, su banche dati di pazienti aggiornate, strutturate e integrate. E l’AIFA già da tempo si muove in questa direzione, promuovendo la cultura della partecipazione e della collaborazione tra gli stakeholder, un rapporto trasparente e diretto con i pazienti e i medici e una gestione innovativa, integrata e informatizzata dei processi decisionali, in grado di mettere a frutto le continue acquisizioni di conoscenze e i dati validati provenienti non solo dalla letteratura scientifica ma anche e soprattutto dalla vita reale.


Published on: 27 October 2014

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