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Diabete gestazionale: l’insulina il farmaco di prima scelta - Diabete gestazionale: l’insulina il farmaco di prima scelta

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Diabete gestazionale: l’insulina il farmaco di prima scelta

Si caratterizza come un’intolleranza allo zucchero che si presenta in una donna non diabetica nel corso dei nove mesi di attesa. Tra le più frequenti complicanze che possono occorrere in gravidanza, il diabete mellito gestazionale (GDM) si manifesta con l’aumento dei livelli di glucosio nel sangue e se non riconosciuto ed adeguatamente trattato può portare ad esiti anche gravi per la salute materna e fetale. Nella maggior parte dei casi può essere tenuto sotto controllo attraverso la dieta e l’esercizio fisico, ma nel 10-20% è necessario ricorrere alla terapia farmacologica per ottenere un adeguato controllo glicemico. Recenti studi hanno analizzato la possibilità di somministrare alle pazienti ipoglicemizzanti orali per mantenere livelli ottimali di glicemia. Tuttavia, i dati disponibili sugli effetti di tali medicinali sulla mamma e sul bambino, anche una volta nato, suggeriscono che sia ancora l’insulina il farmaco di prima scelta, come indicato anche nella relativa scheda del sito AIFA “Farmaci e gravidanza”.

Il diabete gestazionale è stato per anni definito come una intolleranza glucidica di qualsiasi grado insorta o riconosciuta per la prima volta in gravidanza, spesso attraverso l’esecuzione di un test da carico orale di glucosio (“Oral Glucose Tolerance Test”, detto anche “esame di tolleranza al glucosio”, oppure “curva da carico orale di glucosio” o semplicemente “curva da carico”) che le linee guida suggeriscono di effettuare a 24-28 settimane di gestazione. Questa definizione è attualmente oggetto di revisione, in quanto vi sono donne in età fertile con Diabete Mellito di tipo 2 non diagnosticato e che possono essere classificate come affette da diabete gestazionale secondo la precedente definizione.

Al fine di identificare precocemente tali donne ed evitare una diagnosi errata di diabete gestazionale, in pazienti con fattori di rischio per il diabete viene consigliata l’esecuzione di un primo screening già durante il primo trimestre di gravidanza, utilizzando i criteri diagnostici standard. Le pazienti con diabete preesistente hanno un rischio più elevato di outcome materni e fetali avversi rispetto alle donne in cui il diabete insorge in corso di gravidanza e necessitano quindi di un trattamento intensivo ed adeguato che deve essere instaurato il più precocemente possibile.

Il diabete gestazionale è causato da modificazioni ormonali legate alla gravidanza. Obesità e familiarità con un paziente diabetico possono essere fattori di rischio. I sintomi non sono sempre evidenti, ma possono comparire aumento della sete e della diuresi, infezioni frequenti (come candidosi e cistiti), perdita di peso.

Le conseguenze di questa malattia per la donna in gravidanza possono invece manifestarsi in: aumento del liquido amniotico (polidramnios), parto prematuro, preeclampsia, eclampsia e taglio cesareo. Ma anche dopo il parto il diabete gestazionale può costituire un fattore di rischio: può infatti ripresentarsi nelle successive gravidanze o causare l’insorgenza di altre patologie come diabete mellito di tipo 2, ridotta tolleranza ai carboidrati e sindrome metabolica.

Nel bambino ancora in grembo possono invece presentarsi: macrosomia (sviluppo eccessivo del feto), difficoltà respiratorie, ipoglicemia alla nascita, iperbilirubinemia (eccesso di bilirubina nel sangue) e ipocalcemia (livelli bassi di calcio nel sangue) distocia di spalla (quando al momento del parto la fuoriuscita delle spalle del bimbo non segue quella della testa, bloccando così l’uscita di tutto il corpo). Complicanze tardive, come obesità infantile e un rischio maggiore di sviluppare il diabete mellito di tipo 2, possono verificarsi anche nel corso della crescita del bambino.

La donna deve essere quindi correttamente informata sul diabete gestazionale e sulle possibili conseguenze ad esso associate, sottolineando al contempo l’importanza di un’alimentazione corretta e di un adeguato stile di vita.

Nei casi in cui è necessaria una terapia farmacologica le insuline costituiscono il trattamento di prima scelta e sono le stesse impiegate anche per il diabete pre-gravidico, ovvero l’insulina regolare e gli analoghi rapidi dell’insulina Aspart e Lispro. Tutte sono risultate efficaci nel controllo glicemico del diabete gestazionale, ma numerosi studi hanno evidenziato una maggior efficienza degli analoghi rapidi rispetto alla insulina regolare.

Il rischio di ipoglicemie con insulina nel diabete gestazionale è piuttosto basso in particolar modo legato alle minime quantità di farmaco in genere necessarie per il controllo glicemico. Gli analoghi hanno un minor rischio di determinare ipoglicemia, dato il minor tempo di raggiungimento del picco d’azione e la minore durata di azione rispetto all’insulina regolare. Su indicazione dello specialista possono essere utilizzate anche insuline ad azione intermedia o a lunga durata come l’insulina Detemir (analogo long-acting dell’insulina).

Gli ipoglicemizzanti orali non sono consigliati come terapia alternativa all’insulina, pur essendo di più agevole somministrazione e minor costo. Queste indicazioni trovano riscontro anche in un recente studio pubblicato su JAMA Pediatrics che ha analizzato gli effetti su donna e neonato della glibenclamide (glyburide), un farmaco non specificamente indicato in gravidanza ma che negli Stati Uniti ha trovato utilizzo in molte pazienti. In particolare, i risultati dello studio retrospettivo di coorte condotto su un database di oltre 110 mila pazienti americane hanno dimostrato che i neonati nati da donne trattate principalmente con glibencamide avevano più probabilità di sviluppare esiti avversi di quelli nati da donne trattate con insulina.

Consulta la scheda su diabete gestazionale sul sito Farmaci e gravidanza

Leggi l’editoriale e lo studio pubblicato su JAMA Pediatrics su glyburide e insulina nel diabete gestazionale e i commenti all’articolo sul BMJ


Published on: 07 April 2015

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