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Il diritto alle cure per tutti: una sfida per l’intero Sistema Sanitario Nazionale - Il diritto alle cure per tutti: una sfida per l’intero Sistema Sanitario Nazionale
Il diritto alle cure per tutti: una sfida per l’intero Sistema Sanitario Nazionale
Come recentemente affermato dal Ministro della Salute On.le Beatrice Lorenzin, assicurare a tutti i cittadini, indipendentemente dalle condizioni socio-economiche, le prestazioni sanitarie primarie e i farmaci essenziali è una delle prerogative incomprimibili del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Anche Paesi che hanno sempre avuto un differente approccio pubblico alla salute, come gli Stati Uniti, hanno avviato dibattiti o riforme volte a estendere il più possibile la copertura sanitaria di base, per porre un freno alle diseguaglianze tra cittadini che possono permettersi un’assicurazione sanitaria e altri che non hanno la stessa opportunità.
Il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è ancora un baluardo della salute dei cittadini, ed è ciò che garantisce a tutti, anche agli indigenti, l’accesso alle cure primarie anche tramite la dispensazione di farmaci essenziali per patologie importanti. I tre quarti della spesa farmaceutica totale del nostro Paese sono a carico del SSN. Un motivo di orgoglio, ma soprattutto un impegno per chi è tenuto a prendere decisioni che hanno un impatto diretto e immediato sulla salute di tutti.
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che ha il compito di tutelare la salute e la sostenibilità economica dell’intero sistema, ha di fronte una sfida rappresentata dai nuovi farmaci, in particolare da quelli innovativi, che graveranno soprattutto sulla spesa ospedaliera. Dobbiamo fare i conti, d’altra parte, con l’ultima stagione di scadenza brevettuale dei cosiddetti “block-buster”, che ha consentito in questi anni, promuovendo il ricorso ai medicinali equivalenti, di tenere sotto controllo la spesa farmaceutica territoriale,
Nel prossimo futuro andranno individuate nuove strade per assicurare ai cittadini le cure di cui hanno bisogno, ma per farlo servono strategie condivise a livello globale. La globalizzazione ha toccato infatti tutte le fasi della vita del farmaco, dalle sperimentazioni cliniche alla produzione e commercializzazione delle materie prime, dal fenomeno della contraffazione alla farmacovigilanza, senza trascurare la gestione delle informazioni scientifiche e dei dati sensibili o d’interesse economico. Solo un’ottica d'insieme e una collaborazione senza frontiere consentiranno di pilotare questa macchina complessa.
Bisogna avere però il coraggio di compiere scelte precise: ottimizzare, ad esempio, gli investimenti in Ricerca e Sviluppo e saper riconoscere, valorizzare e premiare la vera innovazione terapeutica. Anche su questo l’AIFA ha avuto il coraggio di indicare – attraverso l’algoritmo sull’innovatività – un modello che ha già ricevuto apprezzamento e consensi in Europa e nel Mondo.
Fondamentale è poi la collaborazione con i professionisti della salute che operano nelle singole Regioni Italiane, cui l’Agenzia fornisce supporti preziosi per l’appropriatezza prescrittiva come i nuovi Registri di Monitoraggio, le Note, il Prontuario Farmaceutico e i percorsi terapeutici decisionali pubblicati sul portale istituzionale.
Tra le priorità vi è quella di un’informazione autorevole e indipendente, che dia al cittadino fiducia e consapevolezza, dotandolo degli strumenti necessari per districarsi nel flusso di informazioni spesso parziali, inattendibili e distorte, veicolate soprattutto in rete su questioni legate alla salute e alle cure. Si assiste di frequente a casi in cui idee non validate scientificamente si trasformano per “volontà popolare” in un dato meritevole di interesse scientifico o, addirittura, di richiesta di rimborsabilità. L’onda emotiva che anche di recente sta accompagnando la vicenda di bimbi affetti da patologie gravissime e dei loro familiari, disposti a tutto pur di potere nutrire una benché minima speranza, riporta alla mente alcune vicende analoghe del passato, in cui la propaganda a scopo persuasivo, unita a un dibattito scientifico inadeguato, ha usato strumentalmente la comprensibile e legittima disperazione dei malati e del loro dolore, per oscurare e ostacolare le ragioni della scienza e della medicina. Il più delle volte, però, non esistono elementi che comprovino l’efficacia e la sicurezza di questi presunti farmaci salvifici.
In tutti questi casi spetta alle Autorità sanitarie, specie quelle regolatorie, il delicatissimo compito di assumere decisioni basate sul rigore scientifico, andando oltre le prospettive soggettive e le spinte emotive. Ciò soprattutto per rispetto verso i malati, che hanno diritto a una speranza fondata e non possono essere sacrificati sull’altare di interessi di altra natura, che impediscono le conquiste reali e sottraggono energie e risorse che andrebbero virtuosamente destinate a garantire le cure a tutti.
In un editoriale pubblicato di recente sul New England Journal of Medicine, Michael Stillman e Monalisa Tailor, due medici del Dipartimento di Medicina dell’Università di Louisville, KY, denunciano “quanto sia terribilmente e tragicamente disumano che decine di migliaia di cittadini americani muoiano ogni anno per mancanza di assicurazione sanitaria”, e mettono in discussione il sistema di welfare americano e le proprie responsabilità di professionisti della salute. “In primo luogo – scrivono nell’editoriale – noi dobbiamo onorare il nostro dovere professionale fondamentale che è quello di aiutare. In secondo luogo, possiamo prendere confidenza con gli aspetti normativi e informare i nostri pazienti sulle proposte di riforme sanitarie. Infine, possiamo esercitare pressioni sulle nostre organizzazioni professionali per chiedere assistenza sanitaria per tutti.”
Essere sprovvisti di assistenza sanitaria significa non potere permettersi diagnosi precoci, interventi o cure dal costo ingente. E lo sanno bene i medici americani, che tutti i giorni incrociano nel loro percorso tanti “dead man walking”, uomini e donne che, pur avendo un lavoro, non hanno un’assicurazione sanitaria e devono rinunciare anche al diritto alla speranza. Medici che non accettano di essere impotenti e che fanno il possibile per arginare il fenomeno o favorire un cambiamento culturale.
Il diritto alla salute è uno dei principi fondamentali della nostra Carta costituzionale (art. 32), un diritto per il cittadino e un dovere per la collettività, che si coniuga con un altro pilastro, l’uguaglianza tra i cittadini. È un concetto all’apparenza semplice, ma in realtà molto complesso e tutt’altro che scontato nel suo riconoscimento e nella sua applicazione quotidiana. Significa dotare la popolazione degli strumenti formativi e informativi necessari per avere coscienza della propria salute, dei rischi evitabili connessi agli stili di vita, del valore della prevenzione e della diagnosi precoce delle patologie, garantire a tutti condizioni ambientali, lavorative e sociali compatibili con stili di vita corretti e consentire a tutti l’accesso tempestivo alla diagnosi e alle terapie e una rete efficiente di assistenza sanitaria che supporti il malato nelle diverse fasi della patologia.
Una sfida che richiede un impegno comune e condiviso del legislatore, delle Istituzioni sanitarie, dei professionisti della salute e dei cittadini. Una sfida da affrontare tutti giorni con responsabilità.
Luca Pani
Published on: 21 January 2014