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EMA Management Board: l’impegno della Commissione Europea contro lo sviluppo delle antibiotico resistenze - EMA Management Board: l’impegno della Commissione Europea contro lo sviluppo delle antibiotico resistenze
EMA Management Board: l’impegno della Commissione Europea contro lo sviluppo delle antibiotico resistenze
Nell’ultimo report a cura della Commissione Europa, presentato nel corso dell’EMA Management Board che si è tenuto nei giorni scorsi a Londra, particolare attenzione è stata posta al tema del consumo degli antibiotici e al conseguente sviluppo delle antibiotico-resistenze (AMR) in Europa.
Gli antibiotici sono uno strumento essenziale per contrastare diversi tipi di infezione, basti pensare che oggi molte operazioni chirurgiche non possono essere eseguite senza. Per questo motivo, un utilizzo eccessivo e inappropriato, che facilita lo sviluppo di batteri “resistenti” a questa classe di farmaci limitandone l’efficacia, rappresenta una grave minaccia alla salute pubblica.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (European Center for Disease Control - ECDC) i batteri resistenti ai farmaci sono la causa principale di circa 25.000 decessi in Europa ogni anno, il cui impatto economico, tra spese sanitarie e perdita di produttività, è stato valutato in oltre 1,5 miliardi di euro.
Il rapporto dell’ECDC “Antimicrobial resistance surveillance in Europe 2012” (pubblicato a novembre 2013) raccoglie e descrive i trend delle resistenze osservate dal 2009 al 2012 in 30 Paesi dell’Unione europea e dell’Area economica europea grazie al lavoro dell’European Antimicrobical Resistance Surveillance Network (Ears-Net), la rete di sorveglianza coordinata dall’ECDC.
Secondo i dati del rapporto, nel giro di quattro anni, la resistenza antimicrobica è aumentata considerevolmente in particolare in due categorie di batteri particolarmente pericolosi: Echerichia coli e Klebsiella pneumoniae.
Questi batteri sono responsabili di infezioni urinarie, sepsi e di infezioni ospedaliere e mostrano una crescente percentuale di resistenza a diverse classi di antibiotici: cefalosporine di 3a generazione, fluorochinoloni ed aminoglicosidi.
Uno dei fattori più preoccupanti riguarda l’insorgenza, avvenuta negli ultimi anni, di resistenze anche agli antibiotici cosiddetti di “ultima risorsa” come i carbapenemi, ovvero antibiotici che rappresentano l’ultima arma contro un’infezione o contro batteri che hanno combinato resistenze di tipo diverso (cosiddetti multi-resistenti). Ciò potrebbe significare che, se questo trend non si invertirà nei prossimi anni, potremmo non disporre di risorse adeguate per debellare determinati batteri.
Già da qualche anno la Commissione Europea per combattere la minaccia della resistenza antimicrobica ha adottato diverse misure volte a promuovere un uso prudente degli antibiotici, tra cui la Road Map contro la resistenza antimicrobica (Action plan against the rising threats from Antimicrobial Resistance). L’Action Plan delinea le misure che dovrebbero essere adottate dagli Stati Membri, descrivendo le azioni da attuare e individuando le 7 aree in cui si ritiene più necessario intervenire:
- Migliorare l’utilizzo appropriato degli antibiotici, sia nel settore veterinario che in quello umano;
- Favorire la prevenzione delle infezioni microbiche e della loro diffusione;
- Promuovere lo sviluppo di nuovi antimicrobici o di alternative di trattamento efficaci;
- Cooperare con i partner internazionali per contenere i rischi di AMR (resistenza anti microbica);
- Migliorare le attività di monitoraggio e la sorveglianza;
- Promuovere la ricerca e l'innovazione;
- Migliorare la comunicazione, l’istruzione e formazione.
In particolar modo, quest’ultimo punto riveste un’importanza strategica per favorire un impiego appropriato di questa classe di farmaci. Spesso, infatti, è stato osservato che l’inappropriatezza prescrittiva e l’abuso dei consumi sono correlati a motivazioni di tipo culturale e quindi a una scarsa qualità dell’informazione. E ciò appare evidente anche nella disomogeneità dei consumi riscontrabile a livello territoriale. I dati contenuti nel Rapporto dell’ECDC, ad esempio, hanno evidenziato in alcuni Paesi del Sud Europa un eccesso di consumo di antibiotici in assenza di mutamenti epidemiologici che ne giustificassero il ricorso (es. Grecia, Cipro).
Ciò prefigura una mancanza di corretta informazione che porta ad una percezione dell’uso dell’antibiotico difforme dalle sue reali indicazioni e ad una prescrizione per la cura di patologie (come raffreddori o influenze) per le quali non è efficace, a volte sostenuta anche da forme di direct marketing del cittadino nei confronti del proprio medico curante. Laddove, invece, le strategie di comunicazione e le informazioni disponibili sono autorevoli e corrette i risultati si cominciano a vedere. Le campagne di comunicazione promosse a livello europeo, in occasione del 18 novembre - European Antibiotic Awareness Day - per l’uso appropriato degli antibiotici, hanno fatto registrare una diminuzione (anche se lieve) dei consumi e della spesa per questa categoria di medicinali. Nel corso della “Joint Conference on Antimicrobial Resistance: State of Play of the 5-year action plan" che si è tenuta a Brussels l’11 dicembre scorso, la Commissione Europea ha illustrato i progressi fatti in ambito europeo contro la minaccia dello sviluppo delle antibiotico resistenze, anche attraverso il confronto con gli anni precedenti. A questo proposito, John-F. Ryan - Acting Director Public Health del DG Health and Consumers - ha illustrato i dati della seconda survey realizzata da Eurobarometro sul consumo degli antibiotici In Europa (pubblicata a novembre 2013) confrontandoli con quelli relativi alla prima indagine condotta nel 2009, che mostrano una, seppur modesta, evoluzione positiva nell’utilizzo di questa classe di farmaci. Il 35% degli intervistati ha affermato di aver assunto antibiotici nell’anno precedente, rispetto al 40% registrato nel 2009 (una diminuzione del 5% rispetto all'indagine 2009) e il 2% di persone in meno - rispetto al 2009 - hanno usato gli antibiotici contro l'influenza nel 2013 (rispettivamente il 18% contro il 20%).
Ma il dato che appare più significativo è che nel 2013 sempre più persone sono consapevoli del fatto che gli antibiotici non sono efficaci nel debellare i virus: 40% contro il 36% del 2009.
La forza e l’efficacia della comunicazione sembrano dimostrate anche dai risultati ottenuti da uno studio recentemente pubblicato su Jama Internal Medicine. Gli autori della pubblicazione hanno condotto una studio clinico randomizzato in 5 ambulatori di cure primarie a Los Angeles, nei quali è stato affisso – per un periodo di tempo prestabilito – un poster che riportava il testo una lettera di intenti volta a promuovere una prescrizione corretta e appropriata degli antibiotici e che invitava ad evitarne il ricorso laddove non strettamente necessario. I risultati dell’osservazione (durata all’incirca 1 anno) hanno mostrato che nei periodi di esposizione al poster i tassi di prescrizione inappropriata degli antibiotici si riducevano di circa il 19,7%.
L’efficacia della comunicazione e la correttezza dell’informazione, unitamente all’impegno nello sviluppo di nuovi antibiotici, rappresentano una vera responsabilità per le Istituzioni per la promozione e la tutela della salute dei pazienti.
Pubblicato il: 03 aprile 2014