Aumento del rischio di infarto associato all’uso di antipsicotici per il trattamento degli anziani affetti da demenza - Aumento del rischio di infarto associato all’uso di antipsicotici per il trattamento degli anziani affetti da demenza
Aumento del rischio di infarto associato all’uso di antipsicotici per il trattamento degli anziani affetti da demenza
I farmaci antipsicotici utilizzati nel trattamento dei sintomi comportamentali nei pazienti anziani affetti da demenza sono associati ad un aumento del rischio di infarto miocardico, soprattutto durante il primo mese di utilizzo. È quanto emerso da uno studio retrospettivo, realizzato da un’equipe anglo-franco-canandese, pubblicato su Archives of Internal Medicine, una delle riviste di JAMA (Journal of American Medical Association). Lo studio, realizzato su oltre 37.000 pazienti di età superiore ai 66 anni trattati con inibitori della colinesterasi, evidenzia un rischio significativamente più elevato di avere un infarto miocardico entro l’anno successivo per chi assume antipsicotici e suggerisce dunque un attento monitoraggio dei pazienti durante le prime settimane di trattamento.
I farmaci antipsicotici sono comunemente prescritti ai pazienti più anziani per gestire i sintomi della demenza, che possono includere l'aggressione fisica, l’agitazione e le allucinazioni. Per questa indicazione, precedenti studi avevano già evidenziato come l’impiego di farmaci antipsicotici fosse legato ad un aumento del rischio di ictus e in molti paesi erano quindi stati diffusi avvisi di sicurezza a proposito. Studi incentrati sul rischio di morte per tutte le cause avevano inoltre portato a conclusioni simili. Tuttavia, come scrivono gli autori, "rimaneva poco esaminato” l'effetto del consumo di antipsicotici sul rischio di infarto miocardico acuto in pazienti con demenza.
"I risultati della ricerca - fanno notare gli autori - indicano che l'uso di antipsicotici è associato ad un modesto aumento del rischio di infarto miocardico nei pazienti anziani trattati per demenza. L'aumento del rischio sembra essere più elevato all'inizio del trattamento e pare diminuire in seguito, identificando il primo mese come il periodo a più alto rischio".
Dallo studio è infatti emerso che entro un anno dall'inizio del trattamento con gli antipsicotici, l’1.3% dei pazienti ha avuto un episodio di infarto miocardico.
"Poiché l'uso di antipsicotici è frequente nei pazienti affetti da demenza (il 29,5 % della popolazione oggetto dello studio), l'aumento del rischio di infarto miocardico può avere un effetto significativo in termini di sanità pubblica, che evidenzia la necessità di informare su tale rischio e di effettuare un attento monitoraggio dei pazienti durante le prime settimane del trattamento ", aggiungono gli autori.
"L'aumento del rischio di morte associato all'uso di antipsicotici ha sollevato diverse questioni importanti, e tra queste la tematica su come l'esposizione a tali farmaci possa causare la morte", commentano gli autori in un editoriale che accompagna lo studio pubblicato. "Dall'associazione osservata tra l’uso di antipsicotici e casi di infarto miocardico acuto si possono trarre importanti insegnamenti circa la patogenesi delle malattie cardiovascolari, ma dobbiamo attendere ulteriori ricerche per chiarire i meccanismi che contribuiscono a questa associazione", hanno commentato i ricercatori. "Nel frattempo – concludono - il medico deve limitare la prescrizione di farmaci antipsicotici ai pazienti affetti da demenza e utilizzare altre tecniche, laddove disponibili, come le strategie ambientali e comportamentali, per tenerli impegnati e garantire la loro sicurezza."
Leggi lo studio pubblicato su Archives of Internal Medicine
Pubblicato il: 10 aprile 2012