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Comunicazione e condivisione della ricerca: le nuove tecnologie e il valore fondante dell’etica

La ricerca scientifica ha svolto un ruolo fondamentale ai fini dell’avanzamento della conoscenza e del miglioramento delle condizioni di vita del genere umano, dallo studio dell’infinitamente grande a quello dell’infinitamente piccolo, dalla descrizione delle origini dell’universo alla comprensione delle fondamenta della biologia.

Un importante aspetto, spesso sottovalutato, è quello del carattere incrementale di questo processo complesso. Se ne era già reso conto Isaac Newton quando disse “se ho visto più lontano è perché stavo sulle spalle di giganti”. Il progresso della scienza e della tecnologia si fonda sulla capacità di costruire costantemente sulla base di quanto lasciato in eredità dai ricercatori che hanno lavorato in precedenza.

Ma per assicurare che la costruzione sia stabile, si pone con forza la questione dell’adesione dei ricercatori a buone pratiche di ricerca e della capacità di comunicarne tempestivamente e in maniera corretta metodi e risultati, permettendo così l’altro passaggio ineludibile del metodo scientifico da Galileo in poi, la possibilità di replicare gli esperimenti e testare, estendere o correggere le ipotesi o persino condurre la ricerca verso direzioni ancora non esplorate.

Ai principi etici su cui si fonda il lavoro “cumulativo” della scienza le National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine (USA) hanno dedicato un report, Fostering integrity in research1, il cui messaggio è stato recentemente oggetto di un editoriale2 su Lancet Neurology in cui viene affrontata l’importanza di una tempestiva ed efficace attività di comunicazione dei risultati della ricerca in campo medico, al fine di orientare al meglio la pratica clinica.

Il sistema della ricerca” si legge nel report “è alle prese con delle sfide piuttosto serie, nel creare le condizioni appropriate per favorire e mantenere i più alti standard di integrità”.

Nel campo della medicina una delle risorse attualmente allo studio per incrementare il livello di trasparenza è la prassi della pre-pubblicazione (prepublication), che consente di diffondere gli articoli scientifici prima della pubblicazione formale da parte di una rivista scientifica che si basa sul sistema della revisione dei pari.

Questa metodologia è stata abbracciata da diverse riviste mediche, come lo stesso Lancet, per offrire agli autori la possibilità di condividere i risultati del loro lavoro e offrire allo stesso tempo agli stakeholder, tra cui spiccano per rilevanza i clinici e i pazienti, una nuova opportunità di coinvolgimento nella comunicazione scientifica.

L’impatto delle nuove tecnologie sta rivoluzionando anche il campo della comunicazione medico-scientifica, consentendo agli autori delle ricerche, ad esempio, di postarle su internet prima della pubblicazione, in archivi come bioRxiv, piattaforme aperte in cui si possono ricevere commenti e feedback pubblici, in una sorta di peer review informale che può indurre gli scienziati a rivedere o correggere i loro lavori prima di sottoporli alle riviste specializzate.

In questo nuovo equilibrio di sistema, sottolinea Lancet, è particolarmente delicato il ruolo dei clinici e dei pazienti. I primi fanno riferimento ad articoli pubblicati su riviste caratterizzate da un robusto sistema di peer review per trarre indicazioni utili a modificare o integrare la gestione della pratica clinica. La prospettiva dei pazienti è ancora più sensibile alle informazioni, dal momento che qualsiasi indicazione relativa a un nuovo trattamento potrebbe suscitare speranze e non tutti i pazienti sono in possesso degli strumenti per poter distinguere l’annuncio dalla realtà dell’evidenza clinica. Questo potenziale corto-circuito potrebbe ingenerare sentimenti di frustrazione, confusione e sfiducia nel sistema sanitario.

Nonostante questi rischi, argomenta Lancet, alcune scoperte a livello diagnostico e di trattamento o informazioni che riguardano potenziali minacce alla salute pubblica (effetti avversi seri di alcuni farmaci, vaccini o dispositivi medici) devono essere fatti circolare immediatamente, anche se non sono stati ancora sottoposti alla revisione dei pari. La diffusione tempestiva di informazioni provenienti dalla ricerca può contribuire a salvare vite umane o a ridurre determinati costi sociali.

La risposta ai pressanti interrogativi posti dalle questioni di salute pubblica più importanti dei nostri tempi può quindi arrivare anche dal dialogo aperto e interattivo tra gli autori e i commentatori su piattaforme di condivisione ad accesso libero.

Come sottolinea il rapporto delle National Academies, in questo nuovo contesto la trasparenza assume un’importanza ancora maggiore. Il nuovo concetto di trasparenza non può esaurirsi nella possibilità di utilizzare la risorsa della prepubblicazione ma deve necessariamente prevedere l’aderenza ai valori e alle regole d’ingaggio dell’investigazione scientifica (oggettività, onestà, apertura, responsabilità, equità, amministrazione).

È inoltre necessario, raccomanda il report, assicurare la pubblicazione di tutti gli studi e di tutti i risultati (positivi o negativi), una circostanza che apparirebbe scontata ma che tale non è, dal momento che, come segnalato recentemente anche dall’OMS, circa la metà di quelli condotti non vede mai la luce del sole. L’accesso completo ai dataset, ai metodi statistici, ai codici dei software, a qualsiasi informazione utile per chi intende duplicare la ricerca e verificare i risultati rientrano tra le misure contenute nel documento per far progredire la pratica clinica e la scienza.

Gli strumenti offerti dalla tecnologia non soppianteranno a breve i sistemi collaudati di pubblicazione della ricerca scientifica, ma il loro progredire non può che indurre tutti gli attori del microcosmo “salute” a interrogarsi su quale possa essere il loro contributo alla trasformazione per l'efficientamento ulteriore della  pratica medica e al benessere dei pazienti.

Mario Melazzini

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1) Fostering integrity in research, National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine, 2017, disponibile online: https://www.nap.edu/read/21896/chapter/1
2) Prepublication and clinical practice: challenges ahead The Lancet Neurology , Volume 16 , n. 6 , 409; http://dx.doi.org/10.1016/S1474-4422(17)30131-X


Pubblicato il: 26 maggio 2017

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