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Efficacia e sicurezza di due farmaci per la schizofrenia: un trial di confronto - Efficacia e sicurezza di due farmaci per la schizofrenia: un trial di confronto

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Efficacia e sicurezza di due farmaci per la schizofrenia: un trial di confronto

In un articolo pubblicato su JAMA, un gruppo di psichiatri americani guidati da Joseph P. McEvoy, del Dipartimento di Psichiatria e Salute Mentale della Georgia Regents University di Augusta, ha presentato i risultati di un studio clinico randomizzato che ha confrontato paliperidone palmitato (farmaco di seconda generazione) e aloperodilo decanoato (farmaco di prima generazione) per il trattamento di mantenimento della schizofrenia. Il primo sarebbe associato a più bassi tassi di fallimento di efficacia e di sintomi extrapiramidali rispetto al secondo, ma quest’ultimo ha riportato un minore aumento di peso e dei livelli di prolattina nel siero.

Gli antipsicotici iniettabili ad azione prolungata vengono utilizzati per ridurre la non aderenza al trattamento farmacologico e la ricaduta nei disturbi dello spettro della schizofrenia, ma non era stata valutata l'efficacia relativa di versioni iniettabili ad azione prolungata degli antipsicotici di prima e seconda generazione. Per tale ragione, il team di psichiatri ha condotto da marzo 2011 a luglio 2013 uno studio clinico randomizzato in doppio cieco multicentrico in 22 siti di ricerca clinica negli Stati Uniti. I pazienti randomizzati (n = 311) erano adulti con diagnosi di schizofrenia o disturbo schizoaffettivo clinicamente valutati a rischio di recidiva e che potevano avere beneficio da un antipsicotico iniettabile a lunga durata d'azione.

Ogni mese per due anni ai pazienti sono stati iniettati per via intramuscolare aloperidolo decanoato da 25-200 mg o paliperidone palmitato 39-234 mg. Le principali misure di outcome erano: la mancanza di efficacia, definita come un ricovero in ospedale psichiatrico, la necessità di stabilizzazione delle crisi, un notevole aumento della frequenza delle visite ambulatoriali, la decisione di un medico che l’antipsicotico orale non poteva essere interrotto entro 8 settimane dall’inizio del trattamento con antipsicotici iniettabili ad azione prolungata, o la decisione di un medico di interrompere tale trattamento per insufficiente beneficio terapeutico. Outcome secondari erano i comuni effetti avversi dei farmaci antipsicotici.

Dal confronto non sono emerse differenze statisticamente significative nel tasso di fallimento di efficacia per paliperidone palmitato rispetto ad aloperidolo decanoato (adjusted hazard ratio, 0.98, 95% CI, 0,65-1,47). Il numero dei partecipanti che hanno sperimentato il fallimento di efficacia è stato di 49 (33,8%) nel gruppo paliperidone palmitato e 47 (32,4%) nel gruppo trattato con aloperidolo decanoato. In media, i partecipanti al gruppo paliperidone palmitato hanno avuto un aumento di peso e quelli nel gruppo aloperidolo decanoato lo hanno perso; dopo 6 mesi, la variazione di peso con il metodo dei minimi quadrati per coloro che prendono paliperidone palmitato è aumentato di 2,17 kg (95% CI, 1,25-3,09) ed è diminuito per coloro che prendono aloperidolo decanoato (-0,96 kg, 95% CI, -1,88 a -0.04). I pazienti che assumevano paliperidone palmitato avevano livelli significativamente più elevati di prolattina nel siero (uomini, 34.56 mg/L [95% CI, 29,75-39,37] vs 15,41 mg/L [95 % CI, 10,73-20,08], P< .001, e per le donne, 75.19 [95% CI, 63,03-87,36] vs 26.84 [95% CI, 13,29-40,40], p <.001 ). I pazienti che assumevano aloperidolo decanoato hanno avuto incrementi significativamente maggiori nella valutazione clinica globale dell’acatisia (0,73 [95% CI, 0,59-0,87] vs 0.45 [95% CI, 0,31-0,59], P = .006).

Tuttavia – affermano gli Autori – i CI non escludono la possibilità di un vantaggio clinicamente significativo con paliperidone palmitato.


Pubblicato il: 25 maggio 2014

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