.png)
Farmaci oncologici: fare spazio all’innovazione di valore - Farmaci oncologici: fare spazio all’innovazione di valore
Farmaci oncologici: fare spazio all’innovazione di valore
Fare previsioni è spesso difficile, ma gli indicatori disponibili fanno ritenere che per l’oncologia siano alle porte mutamenti sostanziali. È probabilmente iniziata una nuova fase dell’era apertasi quindici anni fa: le terapie con immunomodulatori e i farmaci a bersaglio molecolare di seconda generazione rappresentano qualcosa di più di una promessa.
I “rumors” che anticipano il prossimo Congresso internazionale dell’ASCO a Chicago e dati già pubblicati legittimano nuove speranze per i pazienti. Una più lunga sopravvivenza libera da progressione nei carcinomi polmonari metastatici o potenziali “guarigioni” nel melanoma avanzato dieci anni fa sarebbero apparse irrealistiche: oggi sono argomento di confronto.
La medicina ha progredito, più o meno velocemente, in tutte le discipline e il miglioramento delle aspettative per i pazienti oncologici risente dei progressi della diagnostica, della chirurgia e delle terapie di supporto. È innegabile però che l’avanzamento delle conoscenze di biologia molecolare e i massicci investimenti nella ricerca farmacologica anticancro hanno una dinamica di crescita “outlier”. Gli oncologi del 2015 vivono spesso con fatica il proprio lavoro: l’incremento della prevalenza, i mutamenti del contesto sociale e culturale, le difficoltà economiche del Paese hanno forzato la resilienza di molti. Nello stesso tempo, però, vediamo aprirsi ogni giorni nuove speranze legate a farmaci più efficaci e meno tossici.
Di fronte a queste nuove possibilità, mai avremmo immaginato di doverci chiedere se il Sistema Sanitario universalistico conosciuto fin qui potrà permettersi il costo delle cure.
La vicenda Sofosbuvir® per l’epatite C, poi ridimensionata, ha fatto da detonatore; quello che sta per avvenire in oncologia rischia di essere ancor più dirompente: non possiamo ricorrere a una legge speciale per ogni nuovo farmaco. Dobbiamo allora fare spazio con metodo all’innovazione di valore e tre cambiamenti nell’approccio potrebbero aiutarci:
- definire, con la migliore approssimazione possibile, il livello di sostenibilità dell’innovazione che il Paese può accogliere, scelta che spetta alle Istituzioni, non ai professionisti;
- rendere vincolante la valutazione del rapporto incrementale costo/efficacia per le nuove registrazioni e rivedere quelle passate alla luce delle nuove conoscenze;
- discutere più apertamente, con i nostri pazienti in fase avanzata, le alternative ad un’ulteriore linea di trattamento. Studi di buon livello documentano che un’informazione più realistica aiuta a scegliere con maggiore consapevolezza la migliore terapia di supporto, riducendo il fenomeno (ancora esteso) di un impiego futile di risorse, che spesso non aggiunge quantità di vita e ne peggiora la qualità.
Il problema è complesso, ma su queste tre ipotesi convergono le opinioni di molti esperti: forse varrebbe la pena testarle prima di arrendersi al razionamento, più o meno esplicito, in parte già in atto.
Gianpiero Fasola
Presidente CIPOMO
Direttore Dipartimento di Oncologia
Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine
Pubblicato il: 24 aprile 2015