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Interazioni farmaci-alimenti per favorire l’azione terapeutica ed evitare combinazioni potenzialmente dannose

Tra i fattori che concorrono al buon esito di una terapia (condizioni generali di salute, età, sesso, peso corporeo, stili di vita, storia clinica, patologie e terapie in corso, aderenza del paziente, appropriatezza della prescrizione e cooperazione con il medico curante ecc.), un’importanza non trascurabile rivestono le interazioni del farmaco con altri medicinali, con integratori, prodotti erboristici e alimenti.

Le interazioni farmacologiche sono oggetto di attenzione da parte delle aziende farmaceutiche e delle Agenzie regolatorie già nella fase di sviluppo di un farmaco. L’Agenzia Europea dei Medicinali ha sviluppato e aggiornato (nel 2013) delle apposite linee guida (“Guideline on the Investigation of Drug Interactions”), che delineano un approccio globale alla valutazione del potenziale di interazione di un farmaco durante il suo sviluppo e forniscono un indirizzo per garantire che il medico prescrittore riceva informazioni chiare sul potenziale di interazione e consigli pratici su come gestirle.

Il documento fornisce raccomandazioni sugli studi di farmacocinetica e farmacodinamica da condurre sulle interazioni farmaco-farmaco e sulle interazioni cibo-farmaco, contiene suggerimenti sulla progettazione degli studi, sulla presentazione dei risultati e sulla loro traduzione in raccomandazioni di trattamento nell'etichetta del medicinale. Le linee guida descrivono come sviluppare le raccomandazioni in base alla rilevanza clinica delle interazioni e alla possibilità di correggere le dosi o monitorare i pazienti durante il trattamento.

Cibi e bevande possono influire sull’assorbimento, il metabolismo, la biodisponibilità e l'escrezione del farmaco, renderlo inefficace, potenziarne la tossicità o un particolare effetto collaterale o creare effetti indesiderati anche gravi. Chi assume un medicinale dovrebbe quindi seguire attentamente le avvertenze contenute nel foglio illustrativo e le raccomandazioni del medico prescrittore e rivolgersi al medico e/o al farmacista per qualsiasi dubbio che riguardi le modalità di assunzione del farmaco e le possibili interazioni con i cibi e le bevande nel corso del trattamento: dall’opportunità di assumere il farmaco a stomaco vuoto (un’ora prima o due ore dopo i pasti) oppure durante o dopo un pasto (a stomaco pieno), all’esclusione temporanea dalla propria dieta di particolari alimenti o bevande.

Un regime alimentare adeguato consentirà di ridurre gli effetti collaterali associati all’interazione farmaco-alimenti e massimizzare l’efficacia della terapia. Alcune medicine agiscono più rapidamente (o lentamente), meglio (o peggio) se assunte a stomaco vuoto (o pieno). D’altra parte, alcuni farmaci possono provocare disturbi gastrici, e la presenza di cibo nello stomaco a volte è in grado di limitare tale effetto. Il cibo infatti aumenta la secrezione di acido cloridrico nello stomaco, favorendo la soluzione di molecole basiche e contrastando quella di molecole acide. I cibi ad elevato contenuto lipidico stimolano invece le secrezioni biliari, favorendo l’assorbimento dei farmaci liposolubili.

Gli alimenti, quindi, possono influenzare l’efficacia e l’effetto terapeutico di un farmaco. L’alcol, ad esempio, può amplificare o ridurre l'effetto di molti medicinali. Il succo di pompelmo andrebbe evitato se si assumono farmaci come ciclosporina, buspirone, chinino (anti-malarico), triazolam, e alcuni farmaci calcio-antagonisti, antistaminici e per l’ipertensione. La liquirizia, se assunta con farmaci a base di digossina usati per trattare l'insufficienza cardiaca congestizia e le anomalie del ritmo cardiaco, può aumentare il rischio di tossicità della digossina. Può rendere anche meno efficaci i farmaci per la pressione arteriosa o i diuretici (tra cui idroclorotiazide e spironolattone). Gli inibitori delle monoaminoossidasi (MAO) non dovrebbero essere assunti con quantità eccessive di cioccolato. La caffeina contenuta nel cioccolato può anche interagire con alcuni stimolanti (metilfenidato), potenziandone il loro effetto, o può contrastare l'effetto di sedativi-ipnotici (zolpidem).    

Interazioni farmacologiche sono possibili anche con gli integratori alimentari. L’”erba di San Giovanni” (iperico perforato) è un induttore degli enzimi epatici e può ridurre la concentrazione nel sangue di farmaci come la digossina, la lovastatina e il sildenafil. L’assunzione di vitamina E con un farmaco che fluidifica il sangue come il warfarin potenzia l'attività anticoagulante aumentando il rischio di sanguinamento. Anche Il ginseng può influire sugli effetti di sanguinamento del warfarin. Inoltre, può rafforzare gli effetti di sanguinamento dell’eparina, dell’aspirina e di farmaci anti-infiammatori non steroidei come l'ibuprofene, il naproxene, il ketoprofene. La combinazione di ginseng con gli inibitori della MAO può causare mal di testa, disturbi del sonno, nervosismo e iperattività. Il Ginkgo Biloba ad alte dosi riduce l’efficacia della terapia anticonvulsivante in pazienti che assumono farmaci per il controllo delle crisi epilettiche come quelli a base di carbamazepina e acido valproico. Sono solo alcuni degli esempi proposti dall’FDA (Food and Drug Administration), l’Agenzia regolatoria statunitense che, insieme alla Lega Nazionale dei Consumatori (NCL), ha curato un’apposita guida intitolata Avoid food-drug Interaction”.

La guida di cui proponiamo qui una sintesi, riporta le principali interazioni di alimenti e bevande con i più comuni farmaci impiegati per il trattamento di allergie, artriti, dolore e febbre, ansia, disturbi cardiovascolari, malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) e ulcere, ipotiroidismo, infezioni, disturbi psichiatrici e osteoporosi. Indica inoltre quali alimenti e/o bevande andrebbero evitati o ridotti e quali farmaci vanno assunti a stomaco pieno o vuoto.


Pubblicato il: 02 luglio 2014

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