Una singola dose di ketamina somministrata tramite infusione endovenosa (IV) ha portato alla rapida riduzione dei sintomi del disordine da stress post-traumatico (PTSD) in uno studio pilota randomizzato in doppio cieco di 41 pazienti affetti da PTSD cronico (Feder A . et al JAMA Psychiatry 2014; 71 [6]:. 681-688).

Il trial, condotto presso un unico sito (Icahn School of Medicine presso il Mount Sinai di New York) ha confrontato la ketamina con un placebo attivo, midazolam.
Ai pazienti sono stati somministrati per infusione endovenosa ketamina cloridrato (0,5 mg/kg) e midazolam (0.045 mg/kg).

L’outcome primario era il cambiamento nella gravità dei sintomi da PTSD, misurato attraverso l’Event Scale-Revised. Gli outcome secondari comprendevano la Montgomery-Asberg Depression Rating Scale, la Clinical Global Impression–Severity and –Improvement scales, e la misurazione di effetti avversi che includevano la Clinician-Administered Dissociative States Scale, la Brief Psychiatric Rating Scale e la Young Mania Rating Scale.

L’infusione di ketamina è risultata essere associata a una significativa e rapida riduzione della gravità dei sintimo da PTSD, rispetto al midazolam, quando valutata 24 ore dopo l'infusione (differenza media nella Impact Event Scale-Revised, 12,7 [IC 95%, 2,5-22,8]; P = .02). La maggiore riduzione dei sintomi da PTSD in seguito al trattamento con ketamina era evidente sia nel periodo di crossover e che nel primo periodo di analisi, ed è rimasta significativa in seguito all’aggiustamento per basale e per la gravità dei sintomi depressivi alle 24 ore. La ketamina è stata anche associata a una riduzione dei sintomi depressivi concomitanti e al miglioramento del quadro clinico complessivo. La ketamina è stata generalmente ben tollerata senza clinicamente sintomi dissociativi persistenti significativi.

Questo studio fornisce la prima evidenza della rapida riduzione della gravità dei sintomi dopo infusione di ketamina in pazienti affetti da PTSD cronico. Secondo i ricercatori, se i risultati dovessero essere replicati potrebbero condurre a nuovi approcci per il trattamento farmacologico dei pazienti affetti da questa condizione invalidante.

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