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NEJM: terapia con progesterone non offre benefici in pazienti con trauma cranico secondo due trial - NEJM: terapia con progesterone non offre benefici in pazienti con trauma cranico secondo due trial

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NEJM: terapia con progesterone non offre benefici in pazienti con trauma cranico secondo due trial

Due studi randomizzati di fase III conclusi recentemente hanno dimostrato che il progesterone non fornisce alcun beneficio per pazienti sottoposti a gravi lesioni cerebrali traumatiche (TBI – Traumatic Brain Injury). I risultati delle due sperimentazioni cliniche, pubblicate entrambe sul New England Journal of Medicine, sollevano seri interrogativi sul modo migliore di condurre studi futuri sui trattamenti per il trauma cranico.

Nel primo trial clinico (SYNAPSE) Brett Skolnick e colleghi hanno arruolato 1.195 pazienti che erano stati ricoverati in centri traumatologici in 21 paesi a seguito di TBI grave. Ai pazienti sono stati assegnati in maniera casuale progesterone per via endovenosa o placebo, e hanno iniziato il trattamento entro 8 ore dalle lesioni ininterrottamente, per 120 ore in totale.
I ricercatori hanno poi seguito i pazienti per 6 mesi dopo la lesione e ne hanno valutato il recupero utilizzando le versioni standard ed estese del Glasgow Outcome Scale. "L'unico aspetto della metodologia di prova è stato quello di utilizzare le variabili prognostiche di base per classificare i pazienti in tre gruppi, con esito atteso dal peggiore, all’intermedio sino al migliore e di effettuare successivamente un'analisi per valutare i miglioramenti rilevanti", spiega Skolnick.

I risultati sono stati valutati per i 1.179 pazienti che hanno ricevuto il farmaco in studio, utilizzando una versione modificata dell’analisi intention-to-treat. La percentuale di pazienti con esiti che erano generalmente favorevoli non differiva tra i gruppi placebo e progesterone (50,4% e 50,5% rispettivamente). Questa mancanza di differenza tenuto anche per l'analisi secondaria. Skolnick rileva che le percentuali di pazienti che sono morti o che erano in stato vegetativo persistente erano essenzialmente identiche (22,2% dopo il trattamento progesterone rispetto al 22,3% dopo placebo).

Una parte sostanziale del danno causato da TBI nasce dai processi fisici e biochimici che si verificano ore o giorni dopo l'evento infortunio. Pertanto, la logica alla base sia delle prove, derivante da un corpo sostanziale di evidenze relative al regno animale, era quello di amministrare precocemente il progesterone pensando che potesse prevenire o attenuare il danno secondario, migliorando così il recupero.
Nello studio PROTECT III, che è stato condotto in parallelo al trial SYNAPSE, David Wright e colleghi hanno arruolato pazienti di 22 centri negli Stati Uniti. I ricercatori hanno ottenuto una deroga dall'obbligo di ottenere il consenso informato prima del trattamento, che ha permesso loro di somministrare progesterone o placebo ai pazienti nel giro di 4 ore dalle lesioni. Il trattamento è stato continuo per 96 ore, coinvolgendo una dose elevata 'di carico' seguita da fasi di manutenzione e di diminuzione della cura.

I ricercatori hanno osservato risultati favorevoli nel 51% dei pazienti trattati con progesterone dopo TBI, rispetto al 55,5% dei controlli. La stratificazione dei pazienti sulla base della gravità delle lesioni non ha rivelato alcun effetto del progesterone sul recupero.

Alla luce di questi nuovi risultati, secondo gli autori dei due studi è chiaro che il progesterone non rappresenta un'opzione di trattamento valida per i pazienti con grave TBI.

Leggi lo studio di Skolnick et al
Leggi lo studio di Wright et al


Pubblicato il: 14 gennaio 2015

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