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Sopravvivenza e dialisi dopo danno renale acuto: Follow-up esteso di uno studio controllato randomizzato - Sopravvivenza e dialisi dopo danno renale acuto: Follow-up esteso di uno studio controllato randomizzato

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Sopravvivenza e dialisi dopo danno renale acuto: Follow-up esteso di uno studio controllato randomizzato

I pazienti che sopravvivono a un danno renale acuto presentano un rischio elevato di morte a lungo termine o di sviluppo della malattia renale cronica e possono richiedere strategie a lungo termine di riduzione dell’albuminuria. Lo sostiene, in uno studio pubblicato su Plos Medicine, un gruppo di ricercatori australiani e neozelandesi, che hanno esteso il follow-up dei partecipanti a un ampio studio clinico randomizzato  per esaminare in modo prospettico gli esiti a lungo termine e l'effetto del dosaggio delle terapie sostitutive renali nei pazienti con danno renale acuto.

“L'incidenza del danno renale acuto (Acute Kidney Injury, AKI) è in aumento a livello globale ed è molto più comune della malattia renale allo stadio terminale – scrivono gli Autori – L’AKI è associato ad alta mortalità e a elevati costi di ospedalizzazione. Gli studi sui trattamenti per ridurre questa elevata mortalità hanno utilizzato diverse modalità di terapie sostitutive renali (renal replacement therapy, RRT) e non hanno mostrato un miglioramento nel breve termine. I risultati a lungo termine del danno renale acuto sono variabili e l'effetto delle diverse modalità di RRT non è chiaro”.

Il team di ricercatori ha esteso da 90 giorni a 4 anni il follow-up dei partecipanti allo studio randomizzato “Valutazione dei livelli normali vs aumentati di RRT”. Gli outcome primari e secondari erano la mortalità e la necessità della dialisi di mantenimento, rispettivamente valutati in 1.464 (97%) pazienti ad una mediana di 43,9 mesi dopo la randomizzazione. Un totale di 468/743 (63%) e 444/721 (62%) dei pazienti sono deceduti, rispettivamente, nei gruppi con livelli inferiori e superiori, (rapporto di rischio [RR] 1.04, 95% CI 0,96-1,12, p=0,49). Tra i sopravvissuti a 90 giorni, 21 su 411 (5,1%) e 23 su 399 (5,8%) nei rispettivi gruppi sono stati trattati con dialisi di mantenimento (RR 1,12, 95% CI 0,63-2,00, p=0,69). La prevalenza di albuminuria tra i sopravvissuti è stata, rispettivamente, del 40% e 44% (p = 0,48). La qualità della vita non si è rivelata differente nei due gruppi sottoposti a trattamento.

I risultati dello studio dimostrano, secondo il team, che i pazienti con danno renale acuto in terapia intensiva che richiedono terapie sostitutive renali hanno un alto tasso di mortalità a lungo termine. Pochi sopravvissuti necessitano di dialisi di mantenimento per insufficienza renale cronica, ma c'è un notevole tasso di albuminuria tra i sopravvissuti, nonostante la relativa conservazione della funzione renale. I risultati suggeriscono anche che l'intensità della RRT non ha alcun effetto significativo sulla mortalità o la necessità di dialisi. Dato che questi risultati sono stati ottenuti in uno studio randomizzato controllato – precisano i ricercatori – non possono essere generalizzabili ad altre popolazioni di pazienti. Inoltre, anche se i dati sulla mortalità e la dialisi di mantenimento erano disponibili per tutti i partecipanti alla sperimentazione, i risultati clinici e biochimici erano disponibili solo per alcuni partecipanti e potrebbero non essere rappresentativi di tutti i partecipanti. Nonostante queste limitazioni dello studio, i risultati suggeriscono che i sopravvissuti a un attacco renale acuto possono essere ad alto rischio di morte o di sviluppo di una malattia renale cronica possono e richiedono strategie a lungo termine di riduzione dell’albuminuria.

Leggi lo studio su Plos


Pubblicato il: 21 febbraio 2014

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