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Associazione tra inibitori Pde-5 per la disfunzione erettile e melanoma cutaneo in uno studio su JAMA - Associazione tra inibitori Pde-5 per la disfunzione erettile e melanoma cutaneo in uno studio su JAMA

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Associazione tra inibitori Pde-5 per la disfunzione erettile e melanoma cutaneo in uno studio su JAMA

Una revisione di dati relativi a oltre 20.000 uomini svedesi ha identificato l’esistenza di un rischio leggermente più elevato di melanoma cutaneo maligno nei soggetti che avevano assunto farmaci per la disfunzione erettile (rispetto a coloro che non li avevano assunti), ma, secondo gli autori, non è stato dimostrato il nesso di causalità. Secondo i ricercatori l’aumento del rischio è attribuibile a fattori legati agli stili di vita, piuttosto che ai farmaci.

Stacy Loeb, della New york University, e colleghi hanno esaminato i dati del registro federale svedese sull'uso dei farmaci e le banche dati relative ai casi di melanoma. Si sono concentrati in particolare sui dati di oltre 20.000 uomini, la maggior parte dei quali bianchi. Tra il 2006 e il 2012, a più di 4.065 era stato diagnosticato il melanoma. Incrociando i dati di più di 2.000 che avevano assunto inibitori della fosfodiesterasi 5 (PDE-5) con il gruppo melanoma, il team di ricerca ha determinato che  435 uomini che erano stati trattati con i farmaci aveva anche sviluppato il cancro della pelle. In generale, gli uomini che avevano assunto un farmaco contro la disfunzione erettile presentavano un rischio del 21 per cento più alto per il melanoma rispetto a chi non lo aveva fatto.

Ma questo tipo di studio, ammoniscono i ricercatori, non può dimostrare un legame di causa-effetto e Loeb e colleghi non hanno riscontrato evidenze che l'assunzione di un dosaggio più alto di uno qualsiasi di questi  farmaci avesse portato ad un aumento del rischio per il melanoma. In sintesi non esistevano prove di una relazione “dose-risposta”.

L’associazione osservata tra melanoma e inibitori della PDE-5, secondo gli autori, è quindi con maggiore probabilità da attribuire a fattori confondenti strettamente connessi agli stili di vita.

Lo studio è stato finanziato dallo Swedish Research Council (825-2012-5047), dalla Swedish Cancer Foundation (11 0471), dal Västerbotten County Council, dalla Lion’s Cancer Research Foundation della Umeå University, dal Louis Feil Charitable Lead Trust, e dal Laura and Isaac Perlmutter NYU Cancer Institute.

Per maggiori informazioni sugli autori e sul contenuto dello studio leggi l’articolo su JAMA


Pubblicato il: 26 giugno 2015

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