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ECDC. Report sulla prevalenza dell’epatite B e C in Europa - ECDC. Report sulla prevalenza dell’epatite B e C in Europa
ECDC. Report sulla prevalenza dell’epatite B e C in Europa
Il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC) ha pubblicato un Report con i risultati di una revisione sistematica degli studi di prevalenza apparsi in letteratura tra il 2005 e il 2015, con l’obiettivo di ottenere una stima più precisa della diffusione dell’infezione da epatite B (HBV) e epatite C (HCV) nella popolazione generale, e in specifici sottogruppi, dell’Unione Europea (EU) e dello Spazio Economico Europeo (SEE). In totale, secondo i risultati emersi, sarebbero oltre 10 milioni gli europei affetti da epatite B o C croniche.
L’infezione cronica da virus dell’HBV e / o virus dell’HCV può causare gravi malattie del fegato, come la cirrosi epatica e il carcinoma epatocellulare. A differenza delle infezioni acute, che sono più evidenti ma relativamente rare, quelle croniche sono in genere asintomatiche e spesso neppure gli individui infetti sono consapevoli di esserlo. Ciò significa che i dati derivati dalle notifiche delle diagnosi di HBV e HCV croniche, piuttosto che determinare la reale diffusione della malattia, tendono a riflettere soltanto quanto emerge da screening e test. Ulteriori fonti di dati, come quelli derivanti da studi di prevalenza, sono quindi necessari al fine di fornire informazioni più accurate a supporto delle istituzioni nella pianificazione di programmi di prevenzione e controllo efficaci.
La prevalenza dell’HBV è stimata allo 0,9% circa (4,7 milioni di casi), mentre quella dell’HCV a circa l’1,1% (5,6 milioni di casi), dati che tuttavia potrebbero rivelarsi sottostimati. Nel complesso, i paesi della parte orientale e meridionale della zona UE/SEE sono risultati quelli con una prevalenza di HBV e HCV maggiore rispetto ai paesi settentrionali e occidentali. La prevalenza dell’HBV, ad esempio, varia dallo 0,1% in Irlanda al 4,4% in Romania, mentre per quanto riguarda l’HCV si va dallo 0,1% in Belgio, Irlanda e Paesi Bassi al 5,9% in Italia. Il Report ha inoltre confermato la previsione di una maggiore prevalenza, rispetto alla popolazione generale, nei gruppi a più alto rischio, come le persone che si iniettano droghe, carcerati e alcune gruppi di migranti.
Il Report si conclude evidenziando la necessità di stime di prevalenza più robuste per arrivare a una migliore comprensione dell’impatto delle infezioni da epatite B o C, da ottenersi, ad esempio, effettuando e comparando più indagini di sieroprevalenza. Con informazioni più accurate, inoltre, anche le misure di prevenzione primaria e secondaria, come lo screening per identificare i pazienti che possono beneficiare delle nuove opzioni di trattamento, potranno essere più mirate.
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Pubblicato il: 23 novembre 2016