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Nuovo studio pubblicato su The Lancet valuta Infliximab in aggiunta alla terapia primaria per la malattia di Kawasaki - Nuovo studio pubblicato su The Lancet valuta Infliximab in aggiunta alla terapia primaria per la malattia di Kawasaki
Nuovo studio pubblicato su The Lancet valuta Infliximab in aggiunta alla terapia primaria per la malattia di Kawasaki
Uno studio pubblicato di recente sulla rivista The Lancet e coordinato dai ricercatori dell’Università di California a San Diego ha valutato l’efficacia e la sicurezza dell’anticorpo monoclonale Infliximab in aggiunta alla terapia standard nel trattamento della malattia di kawasaki.
La malattia di Kawasaki è la causa più comune di malattia cardiaca acquisita nei paesi sviluppati. Si tratta di una vasculite autolimitante, che si presenta nei bambini come un’infezione virale: febbre, eruzioni cutanee, arrossamento oculare e del cavo orale, gonfiore a mani e piedi con desquamazione della pelle.
Lo studio di fase 3 randomizzato , in doppio cieco , controllato con placebo è stato condotto in due ospedali pediatrici negli Stati Uniti per valutare l'aggiunta di Infliximab (5 mg per kg ) alla terapia standard (alte dosi di immunoglobuline per via endovenosa e aspirina).
I partecipanti allo studio al trial sono stati 196 bambini di età compresa tra le 4 settimane e i 17 anni che hanno avuto febbre uguale o superiore ai 38,0 ° C per 3-10 giorni e che soddisfacevano i criteri delineati dall'American Heart Association per la malattia di Kawasaki . I partecipanti sono stati arruolati e randomizzati in rapporto 1:1. Al primo gruppo (98 pazienti) è stato somministrato Infliximab 5 mg/kg, al secondo gruppo (98 pazienti) placebo (soluzione fisiologica 5 m /kg , somministrata per via endovenosa ).
I risultati dello studio hanno mostrato che l'aggiunta di Infliximab per il trattamento primario della malattia di Kawasaki acuta non riduce la resistenza al trattamento . Tuttavia, l’aggiunta del monoclonale al trattamento primario in acuto si è dimostrata sicura e ben tollerata. Ha diminuito la dilatazione della coronaria sinistra, ha ridotto sia il numero di giorni febbrili sia i marcatori dell’infiammazione e ha rallentato la velocità di reazione alle immunoglobuline per via endovenosa.
Per maggiori informazioni leggi l’abstract dell’articolo su The Lancet
Published on: 04 March 2014