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Staminali: “Nature” ancora contro metodo Stamina
La prestigiosa rivista “Nature” torna sul tema del metodo Stamina con un nuovo duro articolo dal titolo “Italian stem-cell trial based on flawed data” (Il trial italiano sulle cellule staminali basato su dati fallaci).
L'indagine di “Nature” evidenzia che le immagini utilizzate nella domanda di brevetto nel 2010, su cui Vannoni dice che il suo metodo si basa, sarebbero "duplicate da precedenti e non correlati studi".
Davide Vannoni, uno psicologo diventato imprenditore medico ha polarizzato l'attenzione della società italiana nel corso dell'anno, tentando di ottenere l'autorizzazione per la sua terapia a base di cellule staminali. Ha ottenuto un fervente sostegno pubblico affermando di poter curare malattie mortali, e ha sollevato l'altrettanto fervente opposizione di molti scienziati che dicono che il suo trattamento non è provato. Ora questi scienziati vogliono che il Governo italiano cancelli il finanziamento accordato a maggio scorso di 3 milioni di euro per la sperimentazione clinica della terapia, dopo aver ceduto alle pressioni dei pazienti. I ricercatori sostengono infatti che il metodo di preparazione delle cellule staminali di Vannoni si baserebbe "su dati difettosi".
Il trial al via in Italia, secondo Paolo Bianco, ricercatore sulle cellule staminali dell'Università Sapienza di Roma, è "uno spreco di denaro e dà false speranze alle famiglie disperate". "Non sono sorpreso di apprendere tutto questo", dice sempre nell'articolo Luca Pani, Direttore Generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco, che ha sospeso le infusioni con metodo Stamina presso i laboratori dell'Ospedale di Brescia a maggio 2012. "Lì abbiamo visto un tale caos. Sapevo che ci non poteva essere un metodo regolare". Ora "i dubbi sollevati in merito al brevetto che è alla base della metodologia che sarà usata per la sperimentazione potrebbero essere dinamite politica", sottolinea “Nature”.
La terapia prevede l'estrazione di cellule dal midollo osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro, e poi l'infusione negli stessi pazienti. Vannoni ha ripetutamente evitato di rivelare i dettagli del suo metodo al di là di quelli disponibili nella sua domanda di brevetto, che ha indicato come completata. “Nature” ha scoperto in maniera indipendente che una micrografia chiave presente in questa domanda di brevetto, raffigurante due cellule nervose che sembrano apparentemente differenziate dalle cellule stromali del midollo osseo, non è originale. Un esperto di cellule staminali contattato da Nature afferma che la micrografia mostrata nella figura 3 del brevetto di Vannoni è identica a quello della figura 2b di un documento di ricerca pubblicato nel 2003 da un team russo e ucraino".
Elena Schegelskaya, biologo molecolare della Kharkov National Medical University e co-autore del documento del 2003 ha confermato a Nature che la fotografia in questione è stata prodotta dalla sua squadra. Lo studio della Schegelskaya puntava anch'esso a dimostrare la differenziazione di cellule del midollo osseo in cellule nervose. Ma mentre il metodo Vannoni dice che la trasformazione avviene incubando la coltura di cellule di midollo osseo per due ore in una soluzione a 18 micromolari di acido retinoico dissolto in etanolo, lo studio di Schegelskaya impiega soluzione di acido retinoico con solo un decimo di quella concentrazione e mette in incubazione le cellule per diversi giorni. Quindi immagini identiche rappresentano due condizioni sperimentali molto differenti. Schegelskaya sottolinea anche che la figura 4, una micrografia in bianco e nero, è identica a un'immagine a colori da lei pubblicata nel 2006 sull'Ukrainian Neurosurgical Journal.
Le cellule del midollo osseo si possono differenziare solo in cellule dell'osso, della pelle e della cartilagine. L'idea che possano trasformarsi in altri tipi di cellule è alla base del potenziale terapeutico rivendicato nel brevetto di Vannoni. Ma "nessuno ha mai dimostrato in maniera convincente che le cellule del midollo osseo possano differenziarsi in cellule nervose", dice Elena Cattaneo, ricercatrice che studia le cellule staminali all'Università di Milano.
L'anno scorso l'Ufficio Brevetti degli Stati Uniti ha dato un parere negativo 'pre-finale' al brevetto di Vannoni, che consente la ripresentazione del dossier, anche se Vannoni non l'ha ancora ripresentato. Nel rigetto si nota che nell'applicazione non erano inclusi dettagli sufficienti sulla metodologia, che la differenziazione delle cellule del midollo osseo in cellule nervose è improbabile che si verifichi durante il tempo di incubazione molto breve descritto, e che la comparsa di cellule simil-nervose nella coltura rischia di “riflettere cambiamenti citotossici".
La sperimentazione clinica italiana sponsorizzata dal Governo doveva iniziare il 1° luglio, ma è in ritardo perché Vannoni ha rimandato per tre volte l'impegno di rivelare il suo metodo al comitato di nomina governativa che preparerà il trial. Il Comitato è composto da rappresentanti dell’AIFA, del Ministero della Salute e diversi scienziati ed è guidato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Nature ha fatto ripetuti tentativi di contattare Vannoni via e-mail e per telefono per un commento dallo scorso mercoledì 26 giugno. La Fondazione Stamina non ha risposto alle e-mail.
Secondo Irving Weissman, direttore dello Stanford Institute for Stem Cell Biology and Regenerative Medicine in California, il Governo italiano “non sarebbe saggio a sostenere un trial con così poche prove di efficacia".
Leggi l’articolo originale su Nature
Pubblicato il: 03 luglio 2013