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The Lancet: Simeprevir e sofosbuvir, con o senza ribavirina per il trattamento dell’epatite C con genotipo 1 - The Lancet: Simeprevir e sofosbuvir, con o senza ribavirina per il trattamento dell’epatite C con genotipo 1

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The Lancet: Simeprevir e sofosbuvir, con o senza ribavirina per il trattamento dell’epatite C con genotipo 1

Secondo uno studio pubblicato su The Lancet,  la combinazione dei farmaci sofosbuvir e simeprevir, con o senza ribavirina, ha guarito il 93 per cento dei pazienti  affetti da epatite C a 12 settimane, ed è stata ben tollerata dai pazienti.

Per effettuare la sperimentazione sono stati arruolati pazienti affetti da epatite con genotipo HCV 1 che non avevano precedentemente risposto alla terapia con interferone pegilato (PegInterferone) e ribavirina o erano pazienti naïve. I pazienti sono stati suddivisi in maniera randomizzata in un rapporto 2:2:1:1 per ricevere 150 mg di simeprevir e 400 mg di sofosbuvir al giorno per 24 settimane con ribavirina (gruppo 1) o senza (gruppo 2) o con ribavirina per 12 settimane (gruppo 3) o senza (gruppo 4), in due coorti: i pazienti in precedenza non-responders con punteggi METAVIR F0-F2 (coorte 1) e non-responders precedenti e pazienti naïve al trattamento con punteggi METAVIR F3-F4 (coorte 2). L'endpoint primario era la risposta virologica sostenuta dopo 12 settimane dall'interruzione del trattamento (SVR12). L'analisi è stata effettuata in base alla metodologia dell’Intention to Treat (ITT). I dati di sicurezza provenienti dalle coorti 1 e 2 sono stati riuniti per l'analisi.

168 pazienti sono stati arruolati e randomizzati, e 167 hanno iniziato il trattamento (n = 80 nel gruppo 1 e n = 87 nella coorte 2). SVR12 è stata ottenuta in 154 (pari al 92%) pazienti (n = 72 [90%, 95% CI 81-96] nel gruppo 1 e n = 82 [94%, 87-98] nella coorte 2). Gli eventi avversi più comuni nei gruppi erano fatica (n = 52 [31%]), cefalea (n = 33 [20%]), e nausea (n = 26 [16%]). Eventi avversi di grado 4 sono stati osservati in uno (2%) di 54 pazienti in ciascuno dei gruppi 1 e 3 e in tre (10%) di 31 pazienti nel gruppo 2, mentre eventi del grado 3-4 sono stati riportati in meno del 5% di tutti i pazienti, ad eccezione di un aumento della concentrazione di amilasi nel sangue. Gravi eventi avversi sono stati osservati in quattro (2%) pazienti, tutti in gruppi 1 e 2. Quattro (2%) pazienti hanno interrotto qualsiasi trattamento a causa di eventi avversi, tre prima della 12° settimana.

Eric Lawitz, professore della Scuola di Medicina presso l'Health Science Center dell’Università del Texas che ha condotto lo studio clinico negli Stati Uniti ha sottolineato come "in questo momento siamo nel mezzo di un cambiamento di paradigma che ci allontana dai regimi complicati basati sulle iniezioni che includevano l'interferone e spesso causavano reazioni avverse significative con risultati modesti”.
Da evidenziare che lo studio è stato finanziato dall’azienda farmaceutica Janssen.

Leggi l’abstract su The Lancet
Approfondisci consultando il comunicato dell’Università del Texas


Pubblicato il: 31 luglio 2014

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