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Uno studio pubblicato sul NEJM valuta l’efficacia di obinutuzumab più clorambucile in pazienti con leucemia linfatica cronica

Uno studio pubblicato di recente sul NEJM dimostra che l’anticorpo monoclonale obinutuzumab, in associazione al chemioterapico clorambucile, migliora la sopravvivenza senza progressione (PFS) dei pazienti con leucemia linfatica cronica (LLC) non trattati in precedenza e con patologie coesistenti, rispetto alla terapia con rituximab e clorambucile. 

Il trial CLL11 è uno studio multicentrico, in aperto, randomizzato, a tre bracci, di fase III, destinato a valutare il profilo di efficacia e sicurezza di obinutuzumab in associazione clorambucile, rituximab più clorambucile e clorambucile da solo, in 781 pazienti non trattati precedentemente con LLC e patologie coesistenti. 
Lo stadio 1 (n=589) ha posto a confronto obinutuzumab più clorambucile con clorambucile in monoterapia, e rituximab più clorambucile con clorambucile in monoterapia. 
Lo stadio 2 (n=663) ha posto a confronto obinutuzumab (GA101) più clorambucile direttamente con rituximab più clorambucile (il nuovo standard of care).

L’endpoint principale dello studio era la valutazione della sopravvivenza senza progressione PFS.

L’età media dei pazienti era pari a 73 anni, la clearance della creatinina al basale era pari a 62 ml per minuto e il punteggio CIRS (Cumulative Illness Rating Scale) al basale era pari a 8.
I risultati dello studio hanno evidenziato che i trattamenti con obinutuzumab più clorambucile e rituximab più clorambucile hanno aumentato il tasso di risposta e hanno esteso la PFS rispetto alla monoterapia con clorambucile. La PFS era di 26,7 mesi con obinutuzumab più clorambucile, rispetto a 11,1 mesi con clorambucile in monoterapia (hazard ratio per la progressione o il decesso, 0,18; 95% CI, 0,13 – 0,24; P<0,001) e di 16,3 mesi con rituximab più clorambucile, rispetto a 11,1 mesi con clorambucile in monoterapia (hazard ratio, 0,44; 95% CI, 0,34 – 0,57; P<0,001). 

La terapia con obinutuzumab più clorambucile, inoltre, ha aumentato la sopravvivenza generale, rispetto a clorambucile in monoterapia  (hazard ratio per il decesso, 0,41; 95% CI, 0,23 – 0,74; P=0,002).

Il trattamento con obinutuzumab e clorambucile ha esteso la PFS rispetto a rituximab più clorambucile di circa 10,4 mesi (hazard ratio, 0,39; 95% CI, 0,31 - 0.49; P<0,001) e ha aumentato il tasso di risposte complete (20,7% vs 7,0%) e di risposte molecolari. 
Le reazioni al sito di infusione dei farmaci e la neutropenia erano più frequenti con obinutuzumab, rispetto a rituximab, ma non è stato osservato un aumento dell’incidenza di infezioni con il nuovo anticorpo monoclonale.

Leggi l’articolo completo sul sito nel New England Journal of Medicine


Pubblicato il: 26 gennaio 2014

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