Vaccinazione antinfluenzale in età pediatrica e in gravidanza - Vaccinazione antinfluenzale in età pediatrica e in gravidanza
Vaccinazione antinfluenzale in età pediatrica e in gravidanza
L’Agenzia Italiana del Farmaco intende fare chiarezza sulla somministrazione del vaccino antiinfluenzale ai bambini e alle donne in gravidanza.
La vaccinazione è infatti uno strumento indispensabile per proteggere dall’influenza, contrastare l’insorgenza di possibili complicanze ed evitare la circolazione del virus nell’ambiente familiare e nella collettività. È bene quindi che anche i bambini in tenera età, purché abbiano più di 6 mesi, vengano vaccinati.
I vaccini antinfluenzali non vanno invece somministrati ai piccoli di età inferiore a 6 mesi: per loro la vaccinazione della mamma e degli altri familiari che ne hanno cura è una possibile alternativa per proteggerli in maniera indiretta. Un bambino in buone condizioni di salute è, infatti, in grado di reagire autonomamente o con il semplice supporto di terapie sintomatiche nei confronti del virus influenzale.
I bambini rappresentano una delle categorie più colpite dall’influenza, ma se la maggior parte degli adulti sani può essere in grado di infettare altre persone a partire da un giorno prima della comparsa dei sintomi e fino a 3-5 giorni dopo essersi ammalati, le persone con il sistema immunitario indebolito e i bambini potrebbero infettare gli altri per un periodo più lungo della media (circa 7 giorni).
Che cosa fare, dunque, nel caso in cui l’influenza colpisca i più piccoli?
Sicuramente parlarne quanto prima possibile con il pediatra che rappresenta la più affidabile fonte di informazione sui vaccini. Nel frattempo è bene che i bambini rimangano a casa, a riposo e che bevano molti liquidi.
Al contempo, però, ci sono alcuni bambini, di età superiore ai 6 mesi che, in caso di malattia, potrebbero più facilmente andare incontro a complicanze: loro necessitano della vaccinazione e sono in genere affetti da malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio (inclusa l'asma persistente, la displasia broncopolmonare e la fibrosi cistica), da malattie dell'apparato cardiocircolatorio, da diabete mellito ed altre malattie metaboliche, da malattie renali, degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, da neoplasie, da malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV, da malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale; da patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici e da patologie associate a un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neurologiche e neuromuscolari) ovvero bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale.
Ma le mamme colpite da influenza possono allattare?
Il virus influenzale è diffuso in tutto l'organismo e quindi anche nel latte, dove peraltro sono presenti anche gli anticorpi. La trasmissione dell'infezione, però, avviene soprattutto per via "aerea", quindi si può allattare, ma è importante evitare di contagiare il bambino: una soluzione efficace potrebbe essere mettere una mascherina sulla bocca.
E se una donna è in gravidanza?
La vaccinazione antinfluenzale può essere somministrata alle donne che si trovano nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, ma solo a seguito di una attenta valutazione del rapporto rischio beneficio da parte del medico curante.
Pubblicato il: 08 dicembre 2013